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Sarri e quella mentalità da (ri)costruire: urge un cambio di rotta

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LAZIO SARRI MENTALITÀ – Aveva messo in guardia tutti, il Comandante: “Saremo stanchi a Bologna, ci fanno giocare dopo 61 ore, ma questo non deve essere un alibi”. Forse non ancora esperto conoscitore della storia del club biancoceleste, costellata di eventi quasi annunciati come negativi e spesso verificatisi puntualmente sul campo, il tecnico toscano aveva annusato il pericolo. Forse però nemmeno lui sai sarebbe mai aspettato una prestazione del genere, che riporta la sua Lazio alle difficioltà della pre-season, quella delle amichevoli com le gambe imballate. E con gli schemi ancora da apprendere. Nel giro di una settimana il suo giocattolo è passato dalla scintillante prestazione nel Derby all’inconcludenza sterile di Bologna. Stabilendo anche un piccolo amaro record: era infatti dal 2012 che la Lazio non perdeva in campionato dopo aver vinto il Derby. E comunque la sconfitta del Dell’Ara ha rappresentato in assoluto solo la terza occasione in cui si perde dopo aver trionfato nella stracittadina nella giornata precedente. Analizzando i numeri di questo inizio di stagione, sono diversi i grattacapi che ronzano nella testa del Comandante. Che ora alla ripresa delle operazioni pretende un netto cambio di rotta.

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La mentalità da ricostruire: il lavoro di Sarri

Nelle ultime 4 gare fuori casa – considerando anche l’Europa League – la Lazio ha raccolto appena un punto: quello di Torino grazie al rigore di Immobile allo scadere. Troppo poco per aspirare ad occupare posizioni di vertice. La differenza di approccio tra le gare casalinghe e quelle fuori casa è sotto gli occhi di tutti. Per non parlare del numero di gol subiti: 12 in 7 partite. Un’enormità. Vero è che il Sarrisimo prevederebbe, nella sua accezione più pura, il giocare per fare un gol in più dell’avversario, non per subirne uno in meno. Ma è altrettanto vero che le migliori versioni delle sue squadre hanno sempre prestato grande attenzione alla fase difensiva. Perfino in quel di Torino, quando la sintonia con le idee tecniche della dirigenza e con l’umore dei senatori non è stato certo indimenticabile.

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La squadra segue davvero il Comandante?

Già, la sintonia. Il feeling tra il Comandante e la squadra sembra essersi perso improvvisamente. Una sconfitta non può certo far dimenticare quanto di buono sia stato costruito in questi mesi, ma in un processo che dovrebbe prevedere progressi continui, uno stop di siffatta gravità pesa. E mina anche le stesse adesioni alla causa dei giocatori. La mentalità vincente non è una cosa che si compra al supermercato: la si acquisisce col duro lavoro quotidiano e con la coerenza delle proprie idee. Con l’unità di squadra e col credere fermamente in quel che si fa. L’assenza di Immobile da sola non può spiegare il crollo in terra emiliana: per carità, King Ciro è un leader emotivo oltre che tecnico, ma Sarri non ha plasmato la sua creatura per essere dipendente dalla presenza o meno di un singolo giocatore. Per quanto importante egli sia. “O risorgiamo come collettivo o verremo annientati individualmente”, diceva Al Pacino in un famosissimo film sui valori dello sport. E sullo spirito di squadra. Sarri ora pretende che tutti viaggino sulla stessa lunghezza d’onda. Per rialzare la testa il prima possibile.

Alessio Cherubini

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