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INTERVISTA COL PASSATO. BERUATTO: «Ho giocato un derby storico. Non si può dire di no alla Lazio, neanche in B. Mio figlio è laziale»

L’ex giocatore biancoceleste si racconta ai microfoni di Lazio Style Radio

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INTERVISTA COL PASSATO. BERUATTO: «Non si può dire di no alla Lazio, neanche in B. Mio figlio è laziale»

L’ex giocatore biancoceleste si racconta ai microfoni di Lazio Style Radio

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Ha militato nella Lazio dal 1987 al 1990, in un periodo difficile per la società biancoceleste. Paolo Beruatto allena ora gli Allievi nazionali della Sampdoria ed è stato intervistato dai microfoni di Lazio Style Radio. Come va questa nuova esperienza da tecnico? «Le cose vanno bene, sono in un gruppo importante, c’è un bel progetto alla base per il settore giovanile. Sono soddisfatto per la scelta fatta». Quest’anno c’è un derby mancato: infatti, Fabio Liverani allena gli Allievi del Genoa, ma quelli regionali: «Lui è stato anche un mio giocatore a Viterbo sotto Gaucci e Nela, abbiamo fatto anche una promozione dalla C2 alla C1». Però potrebbe incontrare Simone Inzaghi, che allena gli Allievi nazionali della Lazio: «Loro sono in un altro girone quindi incontrarli ora è impossibile. Lei mi fa un bell’augurio perché per incontrarlo dovrei andare avanti e la strada per noi è lunga, fuori dai nostri programmi».

Dal 1992 al 1998 Beruatto ha allenato il settore giovanile della Lazio: «Sono stato fortunato perchè ho visto giocatori importanti, sopra la media. Uno dei responsabili era Sabatini e c’erano giocatori come Nesta, Di Vaio, Franceschini, Pinzi, Roma. Tutti giocatori che sono arrivati. Ho allenato anche Tiribocchi e avevo capito subito che era un giocatore che avrebbe fatto strada. Ci divertivamo a mettere giù una formazioni di giovani campioncini. Un giocatore che nessuno si aspettava? Pensare che Nesta e Di Vaio erano di quei livelli era impensabile. Dall’altra parte un giocatore come Totti ha fatto un percorso diverso, è sempre stato tenuto in grande considerazione e ha fatto tutta la trafila della nazionali giovanili. Nesta io l’ho fatto giocare a centrocampo in Beretti. E’ stata una fortuna averli visti, non capita spesso. I talenti non si scoprono, si coltivano».

Che Lazio trovò al suo arrivo nella capitale? «Sorrido perché penso al ritiro di Capena, era una Lazio tra virgolette povera. Veniva da un’annata difficilissima e sotto certi aspetti straordinaria. Mister Fascetti aveva portato anche Beppe Galderisi, Morelli, Martina. Ho ritrovato anche Mimmo Caso e tanti amici che già conoscevo. E’ stata una calvalcata difficile e straordinaria che ha gettato le basi per la grande Lazio degli anni novanta. Il tutto si è concretizzato con l’arrivo di Cragnotti. Roma è una piazza difficile, io ricordo la promozione in A come uno degli eventi indimenticabili della mia carriera». 

La squadra biancoceleste nella stagione 1986-1987 era partita con nove punti di penalizzazione e fino alla fine rischiava di retrocedere dalla B alla C. Cosa la spinta alla Lazio in quel periodo? «Era un momento difficile, rimasero a casa 350 giocatori quell’anno. Mi ha spinto la Lazio, l’avventura, venire in una società di prestigio. Come si fa a dire no alla Lazio? Non importa se stava in B, non si poteva dire di no. Fu una scelta importante, voluta e che a distanza di anni sono contento di aver fatto». 

Anche qualche ricordo spiacevole: «Ricordo poco volentieri solo la prima in A, con l’arrivo di Materazzi e la cacciata di Fascetti. C’era poca gente, con poco entusiasmo. Ma questo la dice lunga su quanto il tifoso laziale sia particolare. Avevamo finito con un entusiasmo pazzesco, eravamo la quinta società come presenze. E poi l’anno dopo in serie A la prima è stata strana». Che ambiente trovò al suo arrivo?: «Il tifoso laziale è particolare ma straordinario. Io venivo da una città fredda e sono stato catapultato in un ambiente caloroso, straordinario. Dopo un Lazio-Arezzo 0-1 siamo usciti dallo stadio alle 22 e si giocava alle 14…E’ stato un anno tribolato ma di grandi soddisfazioni». 

Ora si fa fatica a riempire gli stadi anche in A: «Il calcio è cambiato, un raffronto è difficile da fare. Oggi il calcio è più televisivo, prima se volevi vedere la squadra andavi direttamente allo stadio. Però se vuoi goderti la partita devi andare allo stadio».  Poi, una confessione: «Io ho un figlio laziale del 90′. Di questi tempo avere un figlio laziale non è semplice».

E’ ancora in contatto con qualche suo ex compagno? «Sì con Mimmo Caso. Il mio rapporto con la Lazio è continuato per altri 6 anni, io ho vissuto 11 anni a Roma. Sento ancora Marino, Martina, Galderisi. Martedì ho visto Rizzolo. Ne sento parecchi, anche se non ci vediamo sempre ho parecchi contatti».  Un rammarico: «Mi è dispiaciuto non aver raggiunto le 300 gare, me ne mancavano una ventina. Con il mister Materazzi ho un bel rapporto, ma c’è rammarico per non aver raggiunto quel traguardo. Io lo chiamo sempre mister, si mantiene il rispetto. Io ho preso un po’ da tutti gli allenatori, li ricordo tutti con stima e affetto. Ho avuto di grandi uomini e dei grandissimi allenatori».

Lazio-Roma 1-0, gol di Di Canio. «Un rimpianto che ho, potevo essere nella storia della Lazio perché in quel derby ho avuto una grande palla dopo il gol di Paolo. Anche nell’azione di Di Canio ho partecipato. Per pochi centimetri potevo restare nella storia. Io ne avevo sempre sentito parlare, ma quello è stato il primo. Quello è un derby passato alla storia anche per il gesto di Di Canio. E’ un derby storico. C’era un’attesa incredibile per quel derby perché erano anni che non si giocava visto che la Lazio stava in B.».

Un pensiero sul presente: «Klose è un acquisto straordinario. Mi piace molto Diakité. Il volo di Olympia è un’idea geniale, avrei sballato per una cosa del genere».

«Ringrazio i tifosi per tutto l’affetto e per i ricordi che mi hanno lasciato»

L.B.

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