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Lotta al “match fixing”, FIFA promuove il progetto “MODELLO ITALIA”
Mutschke, capo della sicurezza FIFA, spiega: “sono in corso parecchie indagini penali, mentre nel resto d’Europa non ci sono leggi adeguate contro la manipolazione delle partite”…
NOTIZIE CALCIO – Radiare a vita arbitri e giocatori coinvolti in casi di match fixing non basta, serve che i governi prendano misure concrete e pene detentive per i gruppi criminali che alterano le partite: è quanto afferma Ralf Mutschke, capo della sicurezza della Fifa, in un’intervista alla Reuters. «Noi possiamo radiare i giocatori e gli arbitri che fanno affari con i truffatori, ma questi ultimi possono cambiare obiettivo e contro di loro non possiamo agire in alcun modo – dice Mutschke – non è un buon deterrente per la criminalità organizzata, lo dico chiaramente, abbiamo bisogno del contributo dei governi e di una precisa volontà politica di cambiamento. Servono pene più severe per dissuadere chi corrompe. A volte non corrono alcun rischio ed è terribile». Come riporta Agipronews, secondo Mutschke, che è stato a capo della divisione di polizia criminale della Repubblica Tedesca e direttore dell’Interpol, si dovrebbe seguire l’esempio di quanto fatto in Italia, «dove si stanno muovendo per fare qualcosa e sono in corso parecchie indagini penali, mentre nel resto d’Europa la maggior parte dei Paesi non ha leggi adeguate contro la manipolazione delle partite. Un altro problema è relativo all’origine del match-fixing. I giocatori vengono contattati in Europa, ma la frode sulle scommesse parte dall’Asia, quindi risulta difficile per le polizie nazionali controllare e capire il fenomeno nella sua interezza. A volte rileviamo un approccio di sufficienza: a volte le indagini vengono lasciate in sospeso perché altre questioni vengono ritenute più importanti». Mutschke sottolinea come non sia compito della Fifa combattere il crimine organizzato: «Non è affare nostro, io l’ho combattuta per 30 anni e so quanto sia difficile, soprattutto se non hai le armi e le leggi giuste per farlo. Al momento non sono ancora diventato paranoico, non vedo truffe in ogni partita e so che la percentuale delle gare truccate, realisticamente, è sotto l’uno per cento».
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