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Marino-De Canio la Lazio nel mirino

Reja rimane. Ma non si possono certo escludere «ribaltoni»

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Lotito lo ha convinto a resta­re. Come il 14 marzo 2010, dimissioni respinte. Allora la Lazio, in seguito ad una sconfitta casalinga contro il Bari, viveva l’incubo retrocessione. Oggi non ha alcuna voglia di ridimensionare i sogni Champions.

Come si legge sul Corriere dello Sport, Lotito ha sempre parlato di un rapporto sine die e di una « cor­rispondenza di amorosi sensi » con il tecnico friulano. Sarebbe difficilissimo sostituirlo, ma già si comincia ad interrogarsi sui possibili candidati alla successione.

Si è parlato nelle scorse settimane di Gigi Del Neri. Piaceva a Lotito, era stato accostato alla panchina della Lazio due anni fa, ma prendere il tecnico di Aqui­leia, però, signi­ficherebbe escludere Her­nanes dal proget­to tattico come è accaduto per Diego alla Ju­ventus. Con Del Neri si fa solo 4-4- 2. Un’ipotesi che non potrà prendere corpo è legata al no­me di Ranieri. Piace a Lotito per esperienza e buon senso, ma il suo fresco passato roma­nista e le polemiche post-derby lo tagliano in partenza fuori dalla corsa.Circola il nome di Roberto Donadoni, ma l’ex ct azzurro è vicino e spon­sorizzato da procuratori che non lavorano più con la Lazio: difficile portarlo a Formello.

Il vero candidato potrebbe però essere Gigi De Canio, che ha lascia­to il Lecce a maggio dopo la sal­vezza e nonostante altri due an­ni di contratto. E’ un tecnico aziendalista, gli piace il bel cal­cio, le sue squadre hanno appli­cato diversi moduli, dal 4-3-3 al 4-3-1-2 passando per il 4-4-2 e la difesa a tre sperimentata ai tem­pi di Udine, quando era consi­derato uno dei “ rampanti” del calcio italiano. Subito a ridosso c’è Pa­squale Marino, ex Parma, veni­va dalle esperienze positive di Catania e Udinese: il suo credo è l’attacco e il 4-3-3. Lotito, pe­rò, è un presidente abituato a stupire. E allora non bisogne­rebbe trascurare altre ipotesi.Tra gli outsiders Gigi Casiraghi, Gian­franco Zola, Walter Zenga, avvici­nato due anni fa, dopo l’espe­rienza di Catania, Marcello Lippi e addirittura Rafa Benitez.

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