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Mauricio: “Nel 2016 vogliamo rialzarci anche in campionato”

NOTIZIE LAZIO – Il brasiliano: “Il derby è unico, non mi era mai capitato di giocare partite così…”

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Pubblicato il 5-01-2016 alle ore 12:45

NOTIZIE LAZIO – Un anno vissuto tra alti e bassi, Mauricio ha voglia di ricominciare. Il difensore brasiliano si è concesso in una lunga intervista ai microfoni di Espn in cui ha parlato del suo rapporto con il calcio italiano e della sua avventura nella Capitale.

In tutta la carriera ha sempre raccolto molti cartellini. Ci sono grandi differenze tra arbitri europei e brasiliani?

“Nel complesso, gli arbitri hanno gli stessi criteri. Ciò che cambia un po’ è il modo di interpretare la partita. In Italia e in Portogallo gli arbitri sono inflessibili, a loro di solito non sfugge nulla. Parlando di cartellini, rivedo sempre le mie prestazioni per cercare di non rifare gli stessi errori e migliorarmi. Credo che alcuni provvedimenti presi nei miei confronti siano stati esagerati, ma comunque io provo sempre ad essere cauto negli interventi”.

Il derby di Roma è una partita molto sentita. Ti aspettavi questa rivalità tra Lazio e Roma? Che atmosfera si respira in prossimità del match?

“Certamente è una partita a sé, unica. Non mi era mai capitato di giocare un match così. La rivalità si percepisce molto, in città si respira un clima diverso, i tifosi cominciano a parlare della partita con un mese di anticipo e quest’atmosfera si trasmette anche a noi giocatori. Io esco rafforzato da questo tipo di incontri e l’importanza del match mi spinge a dare tutto me stesso in campo. Anche se l’esito dell’ultimo derby non ce lo aspettavamo”.

La Lazio è imbattuta in Europa League ma in Serie A non va tanto bene. Come mai?

“La squadra è la stessa che si è qualificata in Europa. Abbiamo avuto un grande cammino, l’idea è di fare bene anche nel 2016. In campionato vogliamo rialzarci. Per scrollarsi di dosso certi pensieri dobbiamo pensare e agire in grande. Alleniamo la mente per poi andare sul campo e fare del nostro meglio”.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Credi ancora alla Nazionale?

“Sono abituato a riflettere giorno per giorno, senza ansia. Ora penso a chiudere il girone d’andata con la Lazio e riuscire ad essere uno dei migliori difensori. Alla fine dell’anno vediamo se ci saranno altri piani. Tutto questo è perché voglio tornare ad altri livelli e ricordare al ct del Brasile che ci sono anche io. Sarebbe bello difendere i colori del mio Paese”.

Secondo lei un difensore quale riferimento deve prendere in campo? Seguire l’avversario, la palla o attaccare lo spazio?

“In Italia sono cresciuto molto tatticamente, il mister vuole che giochiamo molto alti. Con questo tipo di gioco non possiamo seguire gli attaccanti, la squadra è compatta e ci sono pochi spazi. In questo modo però si possono capire in anticipo le mosse che faranno. Certo, in partita tutto viene deciso in una frazione di secondo. Bisogna essere concentrati al massimo per tutti i 90 minuti”.

Da un po’ di tempo, c’è la tendenza nel calcio mondiale di formare difensori aggressivi, che pensano poco ma giocano di istinto. Lei come è stato istruito al Palmeiras?

“Il Palmeiras mi ha dato la più grande opportunità della mia vita. Sono grato a tutti per quello che hanno fatto per me. Sono cresciuto come atleta e come persona senza lamentarmi mai. Ho iniziato a 13 anni, in campo ero sempre attento a tutte le fasi. I difensori di oggi? La situazione si è evoluta, contano il posizionamento e i passaggi. Ma nel calcio moderno la palla è una priorità”.

Il campionato italiano è tradizionalmente un torneo basato molto sul contatto fisico. Il contesto ti favorisce? Pioli gioca con una difesa alta, è un bene o un male?

“Mi piace il gioco di mischia. Io sono in grado di gestire gli attaccanti che fanno bene il loro lavoro e in Italia ce ne sono diversi. Luca Toni, per esempio, è uno di quei calciatori che mi permette sempre di agire con intelligenza. Affinché funzioni una difesa alta c’è bisogno di una costante comunicazione con i colleghi di reparto. Di solito infatti, noi difensori parliamo molto per non lasciare spazio agli attaccanti”.

M.V.

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