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TARE: “Sogno di vincere qualcosa di importante con la LAZIO”

Il ds biancoceleste ha parlato in un’intervista a ‘La tribù del calcio’ in onda su Mediaset Premium…

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Conferenza stampa Igli TARE 01

NOTIZIE SS LAZIO – Il ds biancoceleste Igli Tare ha parlato in un’intervista a ‘La tribù del calcio’ in onda su Mediaset Premium intitolata “I have a dream: giocare in Serie A”. Di seguito le sue dichiarazioni riportate integralmente: Quando avevo 15-16 anni mi ricordo che dissi ai miei compagni di classe: “sarete fieri e contenti di vedermi giocare in Serie A”, si sono messi tutti a ridere e pensavano che fossi pazzo, nell’epoca del comunista per noi era impossibile sognare cose del genere. Dopo quasi 15 anni li ho incontrati e ci siamo ricordati di quest’episodio, è stata una cosa molto bella”.

Cresciuto con il mito del calcio italiano…
Adoravo il Milan di Sacchi, cercavo di imitarlo, di essere un po’ Van Basten”.

Inizia a soli 17 anni la sua avventura calcistica in Germania…
“L’impatto con la realtà tedesca è stata molto duro per me, soprattutto i primi tre anni, non parlando la lingua, essendo solo, senza nessun famigliare, è stata una scuola importante per me perché in quegli anni ho capito che quando uno ha un sogno deve cercare in tutti i costi di raggiungerlo”.

Kaiserslautern-Ulm 1846 è scolpita nel suo cuore:
“Era un periodo che ero poco accettato dall’ambiente di Kaiserslautern all’epoca, perché ero un giocatore acquistato dalla Serie B che andava in una squadra che l’anno prima aveva vinto lo scudetto e che aveva raggiunto i quarti di finale della Champions league, perciò mi ricordo molto bene l’entrata in campo prima della partita quando tutto lo stadio sul mio nome ha iniziato a fischiarmi, alla fine abbiamo vinto 6-2 con quattro gol miei, gli applausi ricevuti dopo la partita sono stati la più grande vittoria che ho avuto in quel periodo“.

Nel gennaio del 2001 approda in Italia al Brescia…
“Brescia rimarrà sempre nel mio cuore perché è stato forse il miglior periodo della storia della società che aveva deciso di fare investimenti importanti come l’arrivo di Toni, Guardiola e di tanti altri campioni come Matuzalem, Appiah, Bachini, in epoca c’era anche Andrea Pirlo, Calori, Petruzzi, i Filippini, una squadra che ricordando quel periodo penso che avesse tutta la qualità di giocarsi obiettivi tutt’altri che la salvezza“.

Un ricordo della morte di Vittorio Mero…
“Eravamo a Parma per la semifinale di Coppa Italia, guardavamo i tifosi che ci urlavano ma non avevamo capito di che cosa si trattava, poi i Filippini si sono avvicinati ai tifosi e hanno saputo la notizia, è stato qualcosa di terribile, siamo rientrati negli spogliatoi e ci siamo messi tutti a piangere perché fino a qualche ora fa eravamo insieme a mangiare nell’albergo e qualche ora dopo lui è mancato”.

Mazzone?
“E’ una persona che mi ha insegnato tanto nella mia vita calcistica, si capiva che era di un carisma unico, ha fatto una carriera importante in Italia, un personaggio che era molto amato non solo dai nostri tifosi ma anche dai tifosi avversari”.

A Bologna la stagione 2004-05 ha un epilogo amaro…
“Ho subito parecchio questa retrocessione, era una piazza che non meritava una cosa del genere, soprattutto per una squadra che aveva la qualità per lottare per obiettivi ben diversi. Questo spareggio è stato proprio il colpo finale di una stagione maledetta. Anche oggi quando torno a Bologna a giocare con la Lazio mi trovo sempre un po’ in imbarazzo perché vedo l’affetto della gente che mi circonda e mi sento ancora un po’ in colpa o in debito con quella piazza”.

Baggio?
Era uno dei giocatori più forti del calcio mondiale, certe volte in allenamento faceva delle cose che a vederlo ti sembravano troppo semplice, ma quando cercavamo anche noi di fare le stesse cose capivi che eravamo fatti di un’altra categoria; ma la cosa che mi ha colpito di più in quel periodo giocandoci insieme era l’umiltà che lui metteva in campo con noi compagni, non ti faceva mai pesare il suo nome o quello che lui rappresentava. Se lui che è uno dei giocatori più famosi del mondo si comporta in questa maniera, dicevo sempre, come mi devo comportare io?”.

Signori?
“E’ un grande uomo e un grande campione, lo dico proprio in questi momenti duri della sua vita  con grande rispetto, penso che come Baggio e Guardiola anche Beppe Signori fa parte della storia del calcio italiano, perciò nutro grande rispetto per lui come persona e come compagno di squadra”.

Guardiola?
“La cosa che mi ha colpito di più è il rispetto che lui aveva verso Mazzone, ci incontravamo spesso quasi ogni mercoledì a cena a casa di Federico Giunti e parlavamo di tutto, si capiva che la sua filosofia di calcio era completamente diversa da quella di Mazzone, però il rispetto che portava verso le sue idee è stato veramente eccezionale, non ha mai contrastato una decisione dell’allenatore”.

La rete realizzata l’8 gennaio 2006 con la Lazio è il suo fiore all’occhiello della sua carriera…
Il gol più bello è stato con la maglia della Lazio, ho segnato poco con la Lazio purtroppo; il gol nel 4-1 contro l’Ascoli è stato un gol d’istinto, c’era un cross rasoterra, ho cercato di alzarlo con il piede destro e in quel momento l’unico pensiero che ho avuto è stato di calciare in rovesciata e mi è andata bene. In qualsiasi età quando segni un gol del genere ti senti in quel momento un po’ particolare”.

La trattativa per arrivare a Hernanes?
“Io non lo mollavo, né lui né il suo procuratore, tutti i giorni eravamo in contatto continuo, in quel momento quando ho firmato i documenti ho saputo che in un’altra stanza nello stadio di San Paolo c’era un’altra società europea che aveva fatto una proposta migliore della Lazio, il Lione; il fatto che lui abbia deciso di venire alla Lazio perché ha visto che la determinazione nostra, il progetto e l’opportunità che si offriva a lui e il fatto di aver fatto una scelta di cuore e non economica, lo ricorderò sempre come un gesto importante da parte sua”.

Zarate?
“Lo ritengo uno dei giocatori più forti che sono stati qui alla Lazio da quando faccio il dirigente, con una qualità molto importante, ma nella vita non basta solo la qualità, nella vita ci vuole anche grande umiltà: dal mio punto di vista ho cercato sempre di fargli capire che quando si sbaglia uno deve capire che ha sbagliato”.

Germania-Albania 4-3 dell’11 ottobre 1997 è indimenticabile…
“E’ stata una partita eccezionale, mi ricordo i tanti tifosi albanesi che erano allo stadio, fino all’ultimo momento, fino all’ultimo istante abbiamo abbiamo combattuto con grande cuore per il nostro popolo che stava attraversando un momento molto negativo, eravamo quasi in stato di guerra civile“.

E per finire…
Il sogno di Igli Tare è di vincere qualcosa di importante con la Lazio, lo vedo come un punto di arrivo e non come un punto di partenza; un altro sogno che ho dentro e so che un giorno si avvererà è di portare la nazionale albanese a una competizione importante come la qualificazione a un Mondiale o a un Europeo“.

(FINE)

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