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ESCLUSIVA LN. Amarcord ODDO: “Il Napoli mi ha fatto arrivare al grande calcio, la LAZIO mi ha consacrato. Ma domenica tifo per i biancocelesti…”

ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU. Il doppio ex aggiunge: “Partita da tripla, il San Paolo può essere l’arma in più dei partenopei. Mauri come “falso nueve” può far saltare il banco. Europa? Decisivi gli scontri diretti…”

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ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU – Una squadra lo ha lanciato definitivamente nel mondo del calcio, l’altra lo ha consacrato. Un giovane Massimo Oddo si è erto a protagonista della cavalcata del Napoli nel campionato 99-00, stagione chiusa con la promozione in Serie A; un Oddo più maturo si è affacciato al grande calcio con la maglia biancoceleste. Con la maglia partenopea ha messo assieme 36 partite e un gol, alla LAZIO 155 e 17 reti.  Domenica pomeriggio la sfida del San Paolo vede di fronte proprio le due squadre che hanno segnato la carriera del difensore nato a Pescara. Per analizzare questo match della 33esima giornata di Serie A LAZIONEWS.EU HA CONTATTATO IN ESCLUSIVA MASSIMO ODDO, doppio ex di Napoli e Lazio. Queste le sue parole

Un pronostico secco: come finisce Napoli Lazio?
Non lo so, spero che vinca la Lazio, da tifoso laziale quale sono”.

Il  Napoli vive di alti e bassi: è capace di vincere contro la Juventus e di perdere o pareggiare contro squadre più piccole. La Lazio pare aver trovato un equilibrio importante. Che partita si aspetta?
È una partita molto difficile perché il Napoli è un’ottima squadra e la Lazio gioca fuori casa, giocare a Napoli non è mai facile. Non credo che i partenopei siano irresistibile infatti tante volte in casa hanno perso parecchi punti. La LAZIO dal canto suo è una squadra forte e in salute. Mi auguro sia una bella partita tra due squadre con ottime individualità. Sarà una gara divertente, il risultato finale è aperto a più pronostici” .

Dove si deciderà la partita?
Il Napoli è una squadra che concede qualcosa dietro ma davanti ha un attacco stratosferico, una fase offensiva eccezionale nelle ripartenze, caratteristica che ha anche la Lazio. I biancocelesti sono più solidi in fase difensiva, hanno qualcosa in meno in fase d’attacco soprattutto quando mancano giocatori importanti. Il Napoli davanti fa paura: ha giocatori rapidi, veloci, bravi nelle ripartenze ed è difficile da affrontare. Per il modo in cui gioca la LAZIO, però, credo che possa mettere in difficoltà il Napoli. È una squadra molto compatta che si chiude bene e riparte altrettanto. Credo che se gli lasci spazio, il Napoli può mettere in difficoltà chiunque. Solitamente la Lazio non lo fa…”

Quanto può essere decisivo l’impatto sul match del ‘San Paolo’, uno stadio che si preannuncia stracolmo e bollente. Può essere un problema per la Lazio, ormai abituata a giocare in uno stadio vuoto?
Conta per chiunque. Quando giochi in questi stadi caldi, pieni di persone che spingono fortemente la squadra sicuramente è difficile perché c’è un pubblico che si fa sentire. In stadi come Genova o Napoli, sicuramente il pubblico è l’uomo in più. Come credo sia anche il pubblico della Lazio, nonostante la situazione e le polemiche. La Nord è una Curva che fa paura, quando ce l’hai alle spalle mette timore. Sicuramente sarebbe stato più agevole se la Lazio avesse giocato in casa. Il pubblico del San Paolo può essere un’arma in più”

Cosa deve fare la Lazio per provare a portare a casa la vittoria?
Deve essere compatta, unita, lasciare pochi spazi soprattutto tra la difesa e il centrocampo dove loro sono molto bravi a inserirsi con i trequartisti. Giocatori come Callejon, Mertens o Insigne sono molto bravi a gettarsi tra le le linee e lì fanno male”

Una sfida nella sfida sarà quella tra le coppie di esterni d’attacco: Keita – Candreva da un lato, Mertens (o Insigne) – Callejon dall’altro. Chi può far più male?
Sono grandi giocatori che possono sempre far male. Partono dall’esterno e fanno male quando si accentrano e trovano quegli spazi. Possono essere determinanti anche perché con i loro movimenti permettono l’inserimento dei centrocampisti centrali. Quindi Ledesma e Onazi, quei giocatori addetti a chiudere quegli spazi sono più determinanti. 

Anche Lulic?
Si anche lui, ma i centrali che si abbassano sono più importanti. Il Napoli, peraltro, spesso gioca sulla punta centrale che scarica sugli esterni che vengono a prendere palla dentro: ecco perché Onazi e Ledesma saranno più importanti di Lulic: sono loro gli addetti a chiudere queste traiettorie e stare in quella zona del campo che è la più pericolosa”.

La differenza la potrebbe fare anche i centravanti: da un lato Higuain, dall’altro Postiga o Mauri come “falso nueve”…
Mauri in quel ruolo da finto centravanti si muove molto bene soprattutto se sugli esterni ci sono giocatori molto bravi come Candreva e Keita che sono veloci e sfruttano gli spazi che lui apre per loro. Questa può essere una buona soluzione. Non so come si possa muovere Postiga. Solo Reja che li vede allenarsi ogni giorno può decidere qual è l’arma migliore”

Capitolo Europa: la classifica si è fatta davvero corta (Fiorentina 55, Inter-Parma 50, Lazio 48, Verona Atalanta 46, Torino e Milan 45), chi ha più possibilità di raggiungere l’obiettivo e il Milan può ancora farcela, compiendo una rimonta eccezionale come quella dell’anno scorso?
Sarò banale ma la verità è una: al momento è avvantaggiato chi è davanti e ha più punti. Il calendario a questo punto della stagione lascia un po’ il tempo che trova. Ne sono convinto perché in questa fase vai ad affrontare partite tutte difficili, sia se incontri squadroni, sia che incontri squadre piccole che non hanno nulla da perdere e hanno solo bisogno di fare punti. Coloro che non ha nulla da chiedere al campionato son squadre che hanno fatto già tanto e che magari vogliono chiudere in bellezza la stagione giocando con serenità e tranquillità. Ecco perché a fine stagione non c’è mai una partita facile, sono tutte sfide ostiche e difficili. Ovviamente gli scontri diretti peseranno, come Lazio-Inter alla penultima, sono loro che alla fine faranno maggiormente la differenza”.

Due fotografie, due ricordi che ha della sua esperienza a Napoli e alla Lazio. Partiamo da quella a Napoli
Due esperienze magnifiche e diverse. Il Napoli è stata la mia prima grande squadra, il primo palcoscenico importante, la squadra che mi ha consentito di arrivare al grande calcio. Sono arrivato in una squadra con grande blasone e grande pubblico che mi ha consentito di confermarvi dopo un ottimo anno in B. Grazie a questa esperienza, culminata nella vittoria della Serie B, sono approdato in A. Devo dire che ci sono rimasto molto male di non essere rimasto a Napoli perché sono stato estremamente bene, quando vinci a Napoli non si può stare male. Abbiamo vinto un campionato con una grande squadra, un gruppo fantastico e ci sono rimasto male perché la squadra è stata smantellata: sono cambiati i giocatori, l’allenatore, la società e i risultati si sono visti infatti è retrocessa… Io ci sono rimasto male perché ero convinto che il Napoli quell’anno avesse una struttura di squadra molto solida con ragazzi giovani e bravi e altri esperti. Con poche pedine avrebbe potuto fare grandissime cose. Quello che ha adesso avrebbe potuto conquistarlo anni prima. Ma è andata così… 

Chiudiamo con il tuo ricordo della LAZIO
La Lazio è la squadra del mio cuore, sono diventato tifoso della Lazio. È stata la mia prima grande squadra in A che ambiva a palcoscenici importanti e aveva l’obiettivo di vincere. Quando sono arrivato io c’erano dei grandissimi giocatori come Nesta, Crespo, Stam, Mihajlovic, Couto, Simeone… inutile ricordare tutti i grandi giocatori che c’erano. Ho vissuto a cavallo delle due Lazio: quella grande e quella  della risalita, della difficoltà , quella che ha rischiato la retrocessione. A cavallo tra le due presidenze, tra il fiorire della prima e le estreme difficoltà di quella degli anni di Lotito. Ho vissuto anche la rinascita con Lotito: siamo arrivati in Coppa Uefa e in Champions League, anche se io non l’ho disputata perché sono passato al Milan. È stata una bella soddisfazione rifiorire con la Lazio. Poi sono sempre stato legato ai tifosi, mi hanno sempre voluto bene, mi hanno accolto benissimo e poi ero l’ultimo tassello, insieme a Peruzzi e Cesar, di quei giocatori della grande Lazio che hanno vissuto i due periodi. Il mio è un legame stretto e forte con la tifoseria che mi ha sempre voluto bene e di cui sono stato il capitano: sono tutt’ora orgoglioso di questo.

Carmine Errico
Twitter: @carmineerrico

 

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