Restiamo in contatto

NOTIZIE

Ledesma: “Non ho rimpianti, qui ho dato tutto. Ora è dura, ma chiedevo solo chiarezza…”

Il numero 24 biancoceleste ha lasciato la Capitale dopo 9 anni e ha detto la sua anche su vecchie vicende: “Zarate? E’ stato artefice del suo destino, era un uomo e…”

Pubblicato

il

NOTIZIE LAZIO – Un addio fresco e una ferita che resta ancora aperta per i tifosi biancocelesti. Cristian Ledesma ha salutato la Lazio dopo 9 anni d’amore e di gioie, un matrimonio che non si è concluso forse nel migliore dei modi ma che non ha comunque intaccato l’affetto che si è creato. Dopo la conferenza stampa e le parole alla nostra redazione, Ledesma ha parlato anche ai microfoni di Radiosei.

Giorgia, la bimba che hai aiutato, come sta?

“Giorgia sta in America, sicuramente sta meglio. Si trova vicino all’ospedale migliore che poteva trovare. Per quel che riguarda la sua malattia ci sono delle complicazioni che aveva anche in Italia”.

Ma sul fronte calciomercato si è mosso qualche cosa?

“Di concreto ancora non c’è nulla, vorrei poter scegliere in questi giorni. In Italia è molto difficile, non solo per la mia carriera alla Lazio. Dopo aver passato nove anni con la Lazio non è per nulla facile. All’estero ci dovrebbero essere certe possibilità che spero si sblocchino presto. Voglio tornare a correre, sono stanco di stare in vacanza”.

Ma il tuo poco utilizzo quest’anno era dovuto a una scelta tecnica o societaria?

“Era una scelta tecnica, se durante tutto quest’anno avessi pensato che fosse stata una scelta esclusivamente societaria me ne sarei andato subito. E’ stata una scelta tecnica, c’è da riconoscere che chi giocava al mio posto non giocava male. Il mio problema è che io non comprendevo di chi fossi la riserva. E’ diritto dell’allenatore avere una preferenza riguardo i giocatori. Se non rientri in questi progetti vuol dire che c’è pochissima stima. Non posso lamentarmi, il calcio è così”.

Eri felice quando la Lazio ha vinto quest’anno al S.Paolo?

“Non potevo non essere contento, io ho fatto parte del gruppo. Vanno rispettati i compagni e tutto l’insieme. Ero felice perché si era chiuso un cerchio nel migliore dei modi. Io quando sono arrivato alla Lazio ci piazzammo terzi e me ne sono andato con la squadra al terzo posto”.

Hai mai pensato di giocare in più di due squadre?

“Quando ero a Lecce con mia moglie le dissi che di voler giocare solamente in poche squadre, sono stato fortunato a trovare la Lazio. Ma non immaginavo di passare dei momenti così intensi e importanti. Sono accadute cose meravigliose in questi nove anni”.

Come si diventa una grande squadra?

“Molto lavoro sul campo, si parla tanto della Juventus che ha una mentalità vincente. Di certo non l’ha creata solo la domenica, ma è stata costruita giorno per giorno. La mentalità va creata durante la settimana, è lì che cresci come gruppo. Se tu riesci a creare la mentalità in mezzo alla settimana e non salti gli allenamenti è lì che ci si trasforma. Devi avere la mentalità giusta”.

Cosa è cambiato rispetto a prima?

“Sicuramente l’impronta dell’allenatore c’è, rispetto agli altri anni la squadra è diventata più compatta. C’è un altro tipo di calcio, per crescere devi portare una mentalità importante”.

Come è andata l’avventura in Nazionale?

“Purtroppo è stata solo una parentesi, ho capito poco della Nazionale. E’ stata poco chiara questa convocazione, non ho avuto modo di parlare con il ct. Me la sono goduta e sono andato lì con la speranza di saperci tornare. Non era mia intenzione andare con l’Argentina, scegliere l’Italia era la cosa giusta da fare”.

Ma c’è stata poca chiarezza con la società?

“Se tu vieni davanti a me ad agosto e mi riveli apertamente le condizioni a cui bisogna sottostare, poi posso decidere liberamente cosa fare. Il presidente mi ha fatto capire che puntavano ad abbassare i costi e l’età della rosa. Dopo un anno vissuto così, ti rendi conto di certe cose. Alcuni meccanismi li conosco, non ho più diciassette anni”.

Se un allenatore ti chiedesse di fare il centrale di difesa?

“Adesso come adesso non ci penso. Non credo sia una posizione di campo in cui posso esprimermi al meglio. In difesa ci sono altri meccanismi e caratteristiche, non credo di poter dare il mio apporto in quel ruolo”.

Preferiresti giocare in un centrocampo a 3 o 2?

“Mi sono trovato bene in tutte e due le situazioni. Se potessi scegliere, starei da solo davanti alla difesa. Ma anche con un compagno a fianco mi trovo bene”..

Cosa ricordi dell’anno con Delio Rossi in panchina?

“Ho ricordi importanti ed emozioni forti, era bello giocare con quella squadra. Ci si è dimenticato cosa siamo riusciti a fare. Lì davanti avevamo Rocchi e Pandev che facevano delle giocate bellissime. Tutta la squadra giocava bene”.

Cosa ne pensi del caso Zàrate?

“Sicuramente è stato artefice del proprio destino. Nello spogliatoio era ben accetto, nessuno ce l’aveva con lui. Certamente ha fatto degli errori, dire che al suo fianco ci fossero persone che non hanno voluto il suo bene è sbagliato. Era un uomo adulto e si è dovuto prendere le sue responsabilità”.

Per quel riguarda Ballardini?

“Hai sbagliato domanda perché io nello spogliatoio non c’ero (ride, ndr)”.

Il tuo rapporto con Lotito?

“Abbiamo avuto delle difficoltà, io e il presidente abbiamo parlato sempre apertamente. Il Lotito del primo anno era diverso con noi. Ricordo che in una trasferta si mise a vedere una partita con noi, scherzando con tutti noi. Per la questione del rinnovo, quando ero fuori rosa, abbiamo risolto in cinque minuti. Anche adesso mi ha ringraziato del comportamento di quest’anno e mi ha ribadito la sua stima come uomo e atleta”.

Hai qualche rimpianto?

“Ho smesso di pretendere e ho lasciato che il destino facesse il suo corso, non ho rimpianti. Ho la consapevolezza di aver dato tutto qui. La mia è una situazione nuova, sono giorni duri. Oggi sono stato a casa ed ero consapevole che oggi iniziavano le visite mediche. Mi ha chiamato Gentiletti per salutarmi. Non ho più quello che ho prima. Ho il negozio. Tra poco finirà anche quello. Io preferivo già essere altrove, perché sapevo che sarebbe stata dura”.

Ma se la Lazio ti chiamasse all’improvviso per tornare a giocare…

“Rifiuterei, perché l’allenatore rimane quello e la considerazione sua nei miei confronti resterà sempre quella. Io ho trentadue anni e voglio giocare. Non è quello che voglio, così mia moglie si troverebbe un marito scontento, triste e arrabbiato. Io non pretendo di essere il titolare, chiedevo solo chiarezza. Non sapevo neanche di chi fossi la riserva”.

Cosa ne pensi di Felipe Anderson?

“Lui è arrovato con l’infortunio, e non è riuscito ad esprimersi al meglio. Quest’anno è stato differente. Poi ci siamo accorti che è ancora un ragazzo. Lui ha sbloccato tante partite. Ha delle qualità enormi ed è un ragazzo umile”.

Per quel che riguarda Keita?

“Deve continuare a crescere e deve migliorare, nello spogliatoio è migliorato”.

Un commento sui portieri con cui hai giocato?

“Peruzzi era il numero uno, ti dava 10-12 punti a campionato. Ballotta ha fatto bene. Muslera ha avuto la forza di imparare e rialzarsi. Dopo l’esordio con il Milan ha continuato a giocare ed è diventato il titolare della Nazionale uruguayana. Marchetti è un grande portiere, come tutti i grandi portieri ti fa guadagnare tanti punti”.

PIÙ LETTI

Lazionews.eu è una testata giornalistica Iscritta al ROC Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 137 del 24-08-2017 Società editrice MANO WEB Srls P.IVA 13298571004 - Tutti i diritti riservati