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INTERVISTE

LOTITO: “Noi razzisti? Abbiamo tanti giocatori di colore e non mi sembra che vengano criticati”

Il presidente aggiunge: “Non siamo un popolo razzista, ma di profondi maleducati, non inclini alle regole come atteggiamento nostro…”

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NOTIZIE SS LAZIO – Claudio LOTITO è intervenuto durante il programma Fatti e Misfatti di Paolo Liguori, commentando le polemiche scaturite dalla chiusura degli stadi, sulla base dell’articolo 21 del codice sportivo.

Ecco le sue parole:

Atto di distrazione collettiva nell’approvazione delle norme?
“Io non andrei a trovare in questo contesto i colpevoli, perché non ci sono, la mia posizione è stata chiara, anche il 5 agosto quando è stata approvata questa norma, c’è un verbale che testimonia, che avevo previsto quello che poi è successo. Avevo detto che noi dovevamo valutare la portata del fenomeno, delegare a un’istituzione il ruolo di dover valutare la portata. Non aveva senso dire che un atteggiamento razziale di 20 persone, poi criminalizzava tutto lo stadio di 50.000 persone. C’era tutta una serie di fatti che io ho messo in evidenza, che in quella fase, di recepimento della norma, nessuno si è preoccupato di dover eseguire per un presupposto di automatismo della norma. In realtà io ai tempi fui uno dei sostenitori, delle norme attenuanti, perché tutto nasce da questa maledetta responsabilità oggettiva, che è un cardine dello sport, che oggi però con i tempi attuali, comincia ad essere desueta. Soprattutto perché viene applicata in modo sbagliato”.

Sulla chiusura dello stadio o parte dello stadio

“Se ci sono delle società che mettono in atto una serie di iniziative per reprimere certi fenomeni, non possono essere colpevolizzate. Io non posso mettere un microfono sotto ogni persona, non è come lo striscione che è identificabile per via delle telecamere che vedi bene o male il settore e chi l’ha esposto. Io ho sollevato il problema dicendo: se la maggioranza di una porzione dello stadio, effettua atteggiamenti che possono essere riconducibili ad azioni razziste, è chiaro che deve essere punita quella porzione dello stadio. Oggi sicuramente bisogna andare a fare una selezione dei comportamenti, perché gli italiani del loro Dna non sono razzisti, anzi hanno subito atteggiamenti razzisti nel tempo quando erano migranti. Diciamo che c’è una maggioranza di giovani, tra i 14 e i 20 anni, che non vanno allo stadio per seguire la partita. Non c’è più il ruolo della famiglia, della scuola, dell’oratorio, questi giovani hanno una fragilità psicologica e si identificano nella logica del branco, che li porta ad andare in rottura con il sistema. C’è gente che sta in curva dando le spalle al campo di gioco”.

Sulla tifoseria laziale

“Sono convinto che l’80% di questi ragazzi anche quando fanno l’espressione di disapprovazione, al quale poi una comune interpretazione ha dato l’identificazione dell’atto razzista, non conoscono nemmeno la portata di quel gesto. Noi nella Lazio abbiamo tanti giocatori di colore e non mi sembra che vengano criticati”.

Sulla UEFA

“Platini sancisce dei criteri, fa delle enunciazioni di carattere generale, che sono condivisibili da tutti, nessuno ha in cuor suo di essere razzista, il problema è poi apportarlo alla realtà specifica, non siamo un popolo razzista, ma di profondi maleducati, non inclini alle regole come atteggiamento nostro. Siamo un po’ indisciplinati, abbiamo questo atteggiamento goliardico di malcostume e maleducazione, al di là della territorialità. Un conto è offendere la dignità umana, un conto è offendere i tifosi napoletano, laziale che sia. Alla Lazio è stato chiuso lo stadio per la partita con la squadra polacca, dopo che i polacchi hanno messo a ferro e fuoco la città, sul presupposto che gridavano laziali pezzi di “cioccolata”, e i tifosi laziali hanno risposto con “puzzate di cioccolata”, sulla base di questo hanno chiuso lo stadio. Questa cosa non l’ha sentita né il delegato uefa, né l’arbitro, né l’addetto preposto alla sicurezza, l’ha sentita uno dei rappresentanti del Fare, una commissione usata dalla Uefa con la quale ha fatto una convenzione, sulla base delle loro dichiarazioni hanno squalificato lo stadio. Dicendo che avevano sentito la stragrande maggioranza, guardi la volta scorsa c’erano 28 persone, le abbiamo identificate, ma hanno chiuso lo stadio, questo non è più possibile, perché significa creare danni economici e creare disparità di trattamento a livello sportivo”.

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