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Marchetti: “Il legame con la Lazio è ancora forte. Ho un solo rammarico…”

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LAZIO INTERVISTA MARCHETTI – Federico Marchetti, portiere della Lazio per sette anni, ha rilasciato delle dichiarazioni durante la diretta Twitch di AllRoundLazio. L’ex biancoceleste ha parlato di tantissimi argomenti tra cui quelli legati alla sua avventura con l’aquila sul petto.

Intervista Marchetti: sul legame con la città e i tifosi della Lazio

“Il legame con Roma e i Laziali è rimasto bello e forte, ho casa qui e quando posso torno sempre. Personalmente ho un rammarico: la vita privata è stata un po’ problematica, in passato avrei fatto scelte diverse, con scelte diverse oggi sarei ancora con la Lazio. Dopo aver preso Bielsa, la società mi comunicò di trovare una nuova squadra, perché il tecnico voleva un altro tipo di portiere. Poi il tecnico saltò, ma con il mio agente decidemmo di cambiare. Il mio primo pensiero però è sempre stato quello di chiudere la carriera con la Lazio. In questa sessione di mercato mi era stata fatta una proposta, io sarei venuto anche gratis anche a fare il terzo o aiutare i giovani a crescere. Per i portieri della Lazio, mi dispiace per Carnesecchi, lo seguo da un po’ ed è un bravissimo ragazzo. Peccato l’infortunio. Lotito sa fare scelte intelligenti, se ha optato per altro è giusto cosi, per un portiere che non ha mai giocato in A, diciotto milioni mi sembravano tanti anche a me. Non conoscevo Maximiano, Provedel invece ha fatto molto bene quest’anno, gioca bene con i piedi, molto affidabile tra i pali. L’unica domanda che mi porrei è relativa alla piazza. Spezia non è Roma, qui non è semplice giocare. Se regge ben per lui”.

Su Strakosha

“Strakosha è un portiere valido, un profilo che ha fatto bene i primi tre anni, poi si è adagiato, non è cresciuto. Ho visto sempre il solito portiere, ad esempio le uscite non sono state il suo forte, tra i pali invece è molto bravo. Però mi aspettavo qualcosa di più. La scelta di Reina secondo me era per stimolarlo a far meglio, però forse non ha funzionato bene”.

Sui giocatori più forti che ha incontrato negli anni alla Lazio

“Quando sono arrivato io c’era Hernanes e Zarate che erano tecnicamente forti, gli anni dopo Milinkovic, Luis Alberto i più forti, lo spagnolo grazie a Inzaghi è migliorato tanto. Proprio Inzaghi è un grande allenatore. Uno di quei mister che ha la magia dalla sua parte, mangia calcio quotidianamente. Con la Lazio è stato un mister presente, anche con me, che all’ultimo ero fuori rosa. È un grande gestore dello spogliatoio. Tatticamente si è evoluto tanto, ha fame di vincere e questa è una grande qualità. Una magia tipo quella di Allegri, Conte, Lippi, che ho avuto tutti”.

Sul suo futuro e il 26 maggio

“Fino ad Agosto aspetto, se non dovessi trovare nulla potrei pensare di smettere. Si devono incastrare determinate cose. Tornando al 26 maggio, posso dire di aver vissuto un’emozione complessa. Siamo stati a Norcia una settimana per prepararci. Una vittoria di gruppo, voluta fortemente. Sapevamo che sarebbe stata una partita storica. La preparazione con la tensione che c’è stata, raggiungere poi il traguardo è stato un mix di sensazioni incredibili. Elabori tutto dopo però. La parata su Totti è stata puro istinto. Quella partita io ho fatto poca “roba”, è stato più il prima. Quella partita sapevamo benissimo cosa rappresentasse, siamo stati bravi a scindere il fuori dal campo, altrimenti non saresti arrivato alla fine”.

Sul ruolo del portiere

“Sono un po’ di anni che il portiere è diventato parte attiva del gioco. Se si vuol far la costruzione dal basso, il portiere fa parte della linea per creare superiorità numerica. È fondamentale che sappia fare la scelta giusta, sia nell’imbucata sia nel lancio lungo”.

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