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MARCHETTI: “Tra Brasile 2014 e Champions con la Lazio scelgo la seconda. A Roma sono venuto di corsa”

Il portiere biancoceleste ritorna anche sulla sua esperienza al Cagliari: “Ho perso un anno della mia carriera e il treno della Nazionale”…

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MARCHETTI ALLA TRIBU DEL CALCIO – Come anticipato ieri, Federico Marchetti è stato ospite di Paolo Ziliani nel programma ‘La Tribù del calcio” in onda su Mediaset Premium, dove ha rilasciato una lunga intervista nella quale ha parlato dei suoi esordi, dei suoi obiettivi, della Lazio, della Nazionale e tanto altro. Ecco le sue parole:

Il 7 aprile 2007 hai fatto il esordio in Serie B con la maglia dell’Albinoleffe all’Olimpico di Torino. Un “battesimo di fuoco” visto che di fronte avevi la Juventus.
Appena ho visto Buffon mi sembrava  di essere in un’altra dimensione, in un sogno. Ero il secondo all’Albinoleffe, dopo mesi in panchina, il titolare ebbe problemi con il rinnovo e allora la società fece scelte tecniche diverse. Alla vigilia della gara contro i bianconeri dormii poco, ero molto agitato. Mondonico, poco prima del fischio d’inizio, mi disse di fare quello che sapevo e mi diede molta carica“.

Mentre il tuo esordio in Serie A arrivò da lì ad un anno: 31 agosto 2008. E per uno strano scherzo del destino proprio contro la Lazio.
“Me lo sono gustato. Iniziai molto bene e con me la squadra, poi ci fu una grande rimonta della Lazio che vinse (gli uomini di Delio Rossi si imposero con reti di Zarate (2), Pandev e Foggia, ndr), quindi a livelli di risultato non è stato un granché“.

A Cagliari hai vissuto un anno e mezzo fantastico, salendo alla ribalta delle cronache con le tue prestazioni che ti sono valse anche la chiamata per il mondiale in Sudafrica.
Quando ho inziato il riscaldamento con il Paraguay ero confuso. Il preparatore mi chiamò, non mi accorsi subito che ce l’aveva con me, guardavo lo stadio, i tifosi, i colori che caratterizzavano l’impianto. Entriamo nello spogliatoio e Buffon mi disse di tenermi pronto. Ho passato tutto il primo tempo con l’ansia, dietro la nostra porta ad aspettare di capire cosa succedesse e alla fine sono entrato“.

Al termine della manifestazione iridata è arrivato l’interesse della Sampdoria che cercava un portiere affidabile per affrontare i preliminari di Champions. E lì qualcosa con il presidente Cellino si è rotto…
Di Cagliari ho tanti ricordi belli, amici che vado a trovare spesso. L’ultimo anno è stato buio. Io ho sempre rispettato tutti, il presidente mi ha chiesto anche scusa, ha capito che non c’era un secondo fine nelle mie parole, resta che ho perso un anno della mia carriera e il treno della Nazionale. In quella intervista dissi che la Champions era un sogno, ma che sarei rimasto in rossoblu e quindi le mie dichiarazioni furono pilotate. Nei primi mesi soffrii molto, venivo da un Mondiale poco felice e da critiche, volevo rispondere sul campo, non avere la possibità mi ha fatto male. Poi con il passare del tempo ho cominciato a metabolizzare e ho cominciato a coltivare passioni come il kickboxing, a fare corsa la mattina, andavo a trovare anche persone meno fortunate che mi fecero capire che, alla fine, ero una persona comunque baciata dalla buona sorte“.

Poi è arrivata la Lazio…
La Lazio ha creduto in me e mi ha dato l’opportunità di rilanciarmi. Il preparatore dei portieri che avevo a Cagliari aveva lavorato con Reja a Napoli, lo conosceva e mi disse se volevo andare alla Lazio e io gli ho risposto “Che domande? di corsa ci andrei”. Il preparatore, allora, mi mise in contatto con il mister e da lì si sviluppò questa possibilità visto che alla Lazio c’era Muslera che aveva problemi con il rinnovo“.

La miglior partita con la maglia biancoceleste?
A Bologna lo scorso anno, nonostante la vittoria 3-0, feci una grande partita, soprattutto nel primo tempo“.

Cosa preferiresti: la Lazio in Champions o la convocazione per Brasile 2014?
Preferirei arrivare in Champions con la mia squadra, anche perché un la Coppa del Mondo l’ho già giocata“.

Il Ct azzurro ti ha mai chiamato?
Prandelli l’ho incontrato lo scorso marzo, quando è venuto a Formello per salutare la squadra. Telefonate? No, non mi ha mai chiamato. La speranza è l’ultima a morire e quindi vediamo, l’Azzurro è ancora un obiettivo“.

Chi è l’attaccante che temi di più?
Ibrahimovic è difficile da leggere, è veloce e potente. Forse il peggiore che ho affrontato“.

E Klose?
Miro l’ho capito dai primi giorni di ritiro che era un giocatore con una classe immensa e che in pochi hanno. E’ l’attaccante che non vorrei mai avere contro“.

Una carriera iniziata in tutt’altra direzione: ai tuoi esordi giocavi punta…
Mi ispiravo a Baggio, avevo un bel tiro, ma non ero bello da vedere. Finii in porta un po’ per caso e non sono mai uscito. I miei modelli? All’inzio era Taglialatela, poi con il passare del tempo cominciai a guardare a Schmeichel e Buffon che rivoluzionarono il concetto di portiere. Adesso penso che, per quanto fatto sia con il Real che con la Spagna, il migliore sia Casillas“.

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