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Il calcio che riparte dopo il Coronavirus: lo spauracchio 30 giugno

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CALCIO 30 GIUGNO – Il mondo del calcio, avvalendosi o sarebbe meglio dire in alcuni casi subendo le decisioni dei Governi nazionali, ha iniziato a dare delle risposte univoche all’emergenza Coronavirus. I campionati sono fermi praticamente in tutta Europa, e non solo. Le competizioni continentali per club – Champions, Europa League e Libertadores in Sudamerica – sono state bloccate. Euro2020 e Copa America sono state rinviate all’anno prossimo. Certo, credere che ci sia una perfetta armonia tra tutti gli attori in gioco e tra questi e le decisioni sovranazionali, sarebbe utopistico. Quantomeno però a livello istituzionale le indicazioni sono chiare. Si ricomincerà quando la situazione sanitaria lo consentirà. Si tenterà, nel limite del possibile, di far terminare i singoli campionati nazionali e di portare a termine, mantenendo le formule originarie, le Coppe Europee. Nel limite, abbiamo detto. Che ha una precisa collocazione temporale: il 30 giugno 2020. Analizziamo il perché.

Il giorno dei giorni del mondo del calcio: il 30 giugno

L’ultimo giorno del mese di giugno rappresenta una data spartiacque di cui sono consapevoli tutte le parti che operano nel mondo del calcio: dai giocatori ai presidenti, passando per i procuratori e i licenziatari delle strutture. Tecnicamente, appare impossibile pensare di far finire la stagione a luglio. I campi di applicazione della deadline in oggetto sono numerosi e mutuamente intrecciati tra loro. Proviamo a dirimere gli argomenti in 3 macroaree: ci sono le problematiche finanziarie, quelle burocratiche e quelle economiche. Interconnesse come in una società globalizzata che si rispetti.

I problemi di ordine finanziario: chiusura degli esercizi di bilancio e vincoli del Fair Play finanziario

È noto come quasi tutti i bilanci delle società calcistiche finiscano il 30 giugno. Anche il discorso delle tasse legate al resoconto dell’esercizio commerciale sono calcolate alla data del 30 giugno. Le strette regole del Fair Play finanziario, legato a doppio filo col bilancio stesso, hanno la medesima data di riferimento. Quindi le operazioni ecomomiche, finanzaiarie, e le famose plusvalenze, sottostanno allo stesso intervallo temporale.

I vincoli burocratici: il mondo dei contratti dei calciatori

La fine dei contratti per i tesserati è sempre fissata al 30 giugno, al pari delle scadenze degli obblighi sul mercato. Il capillare mondo dei prestiti, dei riscatti, e dei diritti di “recompra” – molto in voga in Spagna, ad esempio – come potrebbe essere disciplinato se c’è un contratto con termine 30 giugno? Se un giocatore si rifiutasse di scendere in campo con la “vecchia” maglia al 1 luglio, sta esercitando un suo diritto, oppure è legittimato a pensare, e quindi ad agire, di continuare con la sua squadra nonostante sia scaduto il termine? E chi dovrebbe derogare l’interessato a poter fare ciò? Tortuoso anche il percorso degli obblighi di riscatto legati a piazzamenti finali o gol realizzati: materia di possibili cavilli legali a proprio favore da ambo le parti in gioco.

Gli aspetti economici: stipendi, assicurazioni, affitto strutture e sponsorizzazioni

A chiudere il cerchio arrivano i soldi. L’aspetto economico insomma. In realtà già abbondantemente presente nelle prime due categorie, come un magma sotterraneo dal quale dipende cosa possa accadere in superficie, il dio denaro vincola tutti. Ci sono gli stipendi da pagare, e bisognerebbe a quel punto decidere se far rientrare lo stipendio di luglio nella stagione 2019-20 o in quella successiva. Oppure facendo percepire 13 mensilità ai giocatori che prestano i loro servizi oltre il 30 giugno. Capitolo assicurazioni: sono da ridicutere anch’esse, essendo la stagione più lunga del previsto. Poi c’è l’affitto delle strutture, le licenze di utilizzo degli impianti di gioco, ed il tema delle sponsorizzazioni: soprattutto le spinose questioni legate a quelle in scadenza. Si potrebbero esigere compensi da erogare sebbene il contratto sia scaduto. Ma si potrebbe anche far valere la fine del rapporto economico lasciando una squadra senza sponsor e senza introiti.

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Getty Images

Le possibili soluzioni al vincolo del 30 giugno

Si è ormai ufficialmente aperto il dibatitto su quando possa finire la stagione 2019-20. Un contraddittorio per certi versi vacuo, in quanto nessuno è in grado di dire quando tutto si completerà se ancora non è certa la data di inizio. Si parla di possibili Decreti, dei singoli paesi, che possano derogare le società calcistiche ed i giocatori a non incorrere nei vincoli e nei problemi sovraesposti. Ma cosa accadrebbe se anche un singolo Governo non emanasse un decreto di deroga? Anche qualora tutto il mondo del calcio chiedesse una proroga alla fine della stagione, quali sono gli strumenti giuridici per far si che tutti i pezzi del puzzle tornino al loro posto?

L’idea di una moratoria internazionale: si, ma…

Si è parlato di una moratoria internazionale che possa rendere legge le conseguenze di uno spostamento degli eventi sino a luglio. Ma in un periodo di tale emergenza sanitaria, con tante vite umane in ballo, sarebbe possibile chiedere alle istituzioni di dirimere, magari in fretta e furia perché pressati dagli impossibili spazi del calendario, un provvedimento europeo di tale portata? Ci sarebbe anche da considerare che forse altri ambiti estranei allo sport potrebbero necessitare di un provvedimento simile. Con le ovvie conseguenze a cascata che forse i singoli Governi non vorrebbero. Il tempo per un dibatitto è poco, e scorre via velocemente quasi come la piaga del virus nelle nostre società.

Alessio Cherubini

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