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FIORE: “Non vedo una LAZIO da primi tre posti, dovrebbe lottare con altre squadre per L’Europa League”

L’ex centrocampista biancoceleste aggiunge: “Quando posso seguo la Lazio, Hernanes e Mauri sono quelli che mi somigliano di più”…

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NOTIZIE SS LAZIO – Stefano FIORE, ex centrocampista biancoceleste, torna a parlare di LAZIO ai microfoni di RadioSei in esclusiva. Un tuffo nel passato, parliamo degli anni 2001-2004, ma non solo perché Fiore parla anche della squadra capitolina di oggi. Questa la sua intervista integrale:

Nella stagione 2003-2004 la Lazio conquista la Coppa Italia ai danni della Juventus di Marcello Lippi cosa ricordi di questa vittoria?La vittoria della Coppa Italia è stato un regalo stupendo, un coronamento per una serie di mesi/anni di difficoltà molto complicati dal punto di vista societario. E’ stato il primo trofeo dopo l’era Cragnotti”.

 

Secondo te quella Lazio avrebbe potuto fare qualcosa in più oppure ha vinto il giusto?

“Sicuramente in una situazione più stabile sotto il punto di vista societario, avrebbe avuto quella tranquillità e quel quantum in più per stare più sereni, più tranquilli, perchè alla fine puoi esser forte, puoi avere giocatori importanti, puoi essere gruppo, ma avere alle spalle una società importante che progetta che ti fa sentire importante è veramente dura. Le potenzialità tecniche c’erano tutte, una squadra costruita per giocare a calcio, esprimeva a tratti, forse il calcio più bello del campionato italiano, però c’è mancato sempre quel qualcosa in più che probabilmente è stato dovuto all’incertezza che regnava non solo societariamente, ma anche a livello personale di ognuno di noi e questo probabilmente non ci ha aiutato.”

 

Segui la Lazio quando gioca con un occhio di riguardo? Ti rivedi in qualche centrocampista in forza alla Lazio attualmente?

“Quando mi è possibile seguo la Lazio e la seguo sempre con piacere e apprensione. Tecnicamente i giocatori che potrebbero somigliarmi di più sono Hernanes e magari un pò come caratteristiche anche Stefano Mauri. Come percorso tecnico-tattico, diciamo Candreva è quello che mi si avvicina maggiormente, anche lui nasce da interno di centrocampo, cosa alla quale mi ritenevo più adatto io, ma che ho fatto solo due mesi con Zoff, alla fine ho fatto l’esterno come adesso fa Candreva, magari con meno forza e corsa di lui, però come processo tattico direi proprio Candreva.”

 

Per quanto riguarda la Lazio in generale, che squadra vedi quest’anno, anzi dallo scorso anno con l’avvento di Petkovic che ci ha portato alla vittoria in Coppia Italia il 26 Maggio contro la Roma, ristabilendo le gerarchie cittadine?

“Petkovic ha stupito un pò tutti, me in primis, non perchè non lo si pensava bravo, ma per la velocità con la quale ha capito l’ambiente Lazio e soprattutto il calcio italiano perchè nella prima parte, finchè ha avuto tutti i giocatori della rosa a disposizione, se l’è giocata alla pari con tutti, poi complice un calo, complice qualche infortunio nella seconda parte ha pagato un pò dazio, anche se credo che non avesse una rosa tale per competere fino in fondo con la Juventus e con il Napoli.

Diciamo anche però che ha chiuso bene con la bellissima vittoria in Coppa Italia, una Lazio che comunque alla fine della stagione aveva trovato una sua identità. Quest’anno sinceramente mi aspettavo che partisse un pò meglio perchè non ha cambiato molto, ha puntellato la squadra, anche pensando di non aver bisogno di grandissime cose e quindi mi aspettavo che il processo fosse più avanti; invece ha avuto qualche battuta d’arresto, anche a livello psicologico la sconfitta nel derby, è andata a influire sulla testa dei giocatori, ma rimane lo stesso una buona squadra. A mio parere l’unica pecca di Petkovic, è che riesce poco a far cambiar pelle alla squadra, nel senso che la Lazio ormai gioca da un anno e mezzo in un determinato modo e probabilmente è diventata abbastanza leggibile e prevedibile, soprattutto se gli uomini chiave  non stanno bene, quindi consiglierei di avere un’alternativa tattica al modulo attuale”.

 

La campagna di acquisti estiva ha lasciato l’amaro in bocca per il mancato arrivo su tutti di Yilmaz. La Lazio avrà tre competizioni da affrontare, Campionato, Europa Legue e Coppa Italia, secondo te qual’è l’obbiettivo stagionale, se fossi la Lazio su cosa ti concentreresti?

E’ sempre difficile fare delle scelte, io ritengo che la Lazio sia un’ottima squadra se ha tutti gli effettivi a disposizione, però sinceramente, poi nel calcio può succedere di tutto e me lo auguro da ex laziale, ma oggettivamente non vedo una Lazio da primi tre posti, dovrebbe lottare con altre squadre per L’Europa League. Le coppe sono sempre un’arma a doppio taglio, si può ben figurare andando più avanti possibile, però poi alla fine se non si hanno le alternative si rischia di giocare tante partite, si rischiano infortuni, si rischia di non essere poi all’altezza nel momento in cui c’è bisogno veramente di fare il salto di qualità. Tutto questo chiaramente dipende dai calendari, dai programmi societari perchè se poi alla fine i non acquisti che ci sono stati quest’estate vanno di pari passo agli obbiettivi della società allora va bene, la cosa certa è che se poi gli si chiede alla Lazio di vincere lo scudetto o di arrivare in Champions League con questa squadra, probabilmente ci sarebbe qualcosa di sbagliato”.

 

Perché credere nei giovani? Trovi intrigante questo progetto e pensi che nel futuro possa dare i suoi frutti?

“Per come è oggi il calcio, credo che è l’unica strada che si può percorrere, è inevitabile visto il momento economico difficile che stiamo vivendo, l’esempio lampante è il Milan che da sempre ha avuto un certo tipo di squadra, un certo tipo di giocatori, insomma oggi vedendo la formazione del Milan fa pensare e cosi la Lazio e tutte le altre squadre; se non ci sono capitali, grandissimi investimenti all’orizzonte, bisogna comunque cercare di ripartire con progetti a lungo termine, partendo da giocatori validi, giovani, quindi credo che la Lazio ha tutto il diritto e il dovere di avere la grande squadra e provare a competere per il vertice, però se al momento non c’è bisogna “inventarsi” qualcos altro, parlare chiaro, esporre il progetto in maniera onesta in modo che non ci siano equivoci. I giovani sono sempre una risorsa, negli altri paesi hanno la possibilità di crescere di sbagliare e a 21/22 anni sono giocatori straordinari, un’esempio è l’età media nel campionato tedesco, è chiaro che in Italia bisogna iniziare a ragionare cosi perchè al momento non vedo grandi alternative”.

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