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La carta geografica del mercato di gennaio: la tradizione parla italo-portoghese

NEWS DEL GIORNO – Tanti i nomi francesi accostati alla Lazio, pista mai battuta da Tare nella sessione invernale…

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Pubblicato il 30/12 alle ore 18.03

NEWS DEL GIORNO – Quattro giorni, il conto alla rovescia è già scattato, tra meno di una settimana aprirà i battenti la sessione invernale del calciomercato. Via alle operazioni ufficiali a partire dal 4 gennaio prossimo, ci sarà tempo per chiudere gli affari fino al primo febbraio 2016 alle ore 23, quando è previsto lo stop del mercato, il termine ultimo per il deposito in Lega dei contratti. La Lazio, tramite dirigenti e allenatore, ha già dichiarato che non si farà cogliere impreparata: c’è bisogno di un difensore, si è parlato anche di due, per sopperire all’assenza dell’olandese de Vrij, i cui tempi di recupero dalla delicata operazione al ginocchio sono ancora incerti e che rischia di tornare in campo nella prossima stagione. Priorità alla difesa dunque, uno dei reparti più in difficoltà in questo inizio di annata e tra i più perforati dell’intero campionato, sono 26 i gol incassati nelle prime 16 giornate.

PISTA EUROPEA? – Indiscrezioni, voci e sirene di mercato degli ultimi tempi puntano all’Europa. I nomi accostati alla Lazio durante la lunga sosta natalizia e nel mese di dicembre, che però non hanno ancora assunto concretezza, appartengono per la maggior parte ai campionati del vecchio continente. Tanti i calciatori di nazionalità francese o che militano da lungo tempo nella Ligue 1. N’Koulou e Rolando militano nell’Olympique Marsiglia, Basa, 33 anni appena compiuti, nel Lille. Sono finiti in orbita biancoceleste anche Perrin e Pogba del Saint Etienne, Raggi del Monaco e Mandi del Reims (Tonelli ed Heurtaux tra gli “italiani”, ma che difficilmente potranno arrivare). Gil, brasiliano del Corinthians, ha smentito invece in prima persona un possibile trasferimento: “Non mi muovo“, ha dichiarato attraverso i social network. Un altro profilo accostato con forza ai colori biancocelesti è quello di Douglas del Dnipro, visionato da vicino in occasione delle sfide con gli ucraini nel corso del girone di Europa League. Tanti nomi, diverse caratteristiche e prospettive, con l’esperienza in Europa – che strizza l’occhio alla Francia – quasi sempre in comune, ma il nome giusto potrebbe anche non essere ancora entrato nel calderone.

LA GEOGRAFIA DI GENNAIO – Quello francese potrebbe essere un asse relativamente insolito per gli acquisti biancocelesti: mai sotto la gestione Tare un calciatore è arrivato dalla Francia nel mese di gennaio. La tratta si fa calda nei mesi estivi, basti pensare all’acquisto di Djordjevic dal Nantes e alle partenze di Cana (finito al Nantes stesso) e Perea (in prestito al Troyes). Lo scorso anno il difensore che serviva alla causa laziale è arrivato nella capitale dallo Sporting Lisbona, il brasiliano Mauricio, poi acquistato in estate. Stessa provenienza di Bruno Pereirinha, tesserato dalla Lazio il 30 gennaio 2013 e svincolato qualche mese fa. Dalla penisola iberica, esattamente dal Valencia, anche il poco fortunato Helder Postiga, sorte comune per Kakuta, proveniente dal Chelsea e mai sbocciato. Negli anni precedenti, prima del 2012, molto battuta la pista italiana: Candreva in prestito dall’Udinese e Sculli dal Genoa, gli esempi. L’eccezione, la stagione precedente, è rappresentata da Dias, acquistato per 2 milioni e mezzo di euro circa dal San Paolo. Durante quel gennaio, Tare chiuse diverse importanti operazioni di mercato, utili a risollevare le sorti di una squadra vicina alla zona retrocessione nell’era Ballardini. Così oltre al brasiliano arrivarono dal Genoa Floccari e Biava, protagonisti anche negli anni successivi e il tedesco Hitzlsperger dallo Stoccarda. Un mercato invernale che negli ultimi anni parla italo-portoghese, a tinte fortemente carioca, ma che nell’imminente sessione potrebbe aprire la frontiera francese. Storia e geografia del mese di gennaio, ma chissà che la cartina del ds Tare non sia già segnata con una X rossa, alla quale nessuno potrebbe essersi ancora avvicinato.

Gian Marco Torre

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