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Siviglia: “Vi dico cosa dovrà fare la Lazio per vincere a Torino”

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LAZIO INTERVISTA SIVIGLIA – In vista di Juventus-Lazio, Sebastiano Siviglia è intervenuto alla radio ufficiale biancoceleste per commentare il momento in casa biancoceleste. Queste le parole dell’ex difensore laziale sulla sfida dello Stadium e sui ricordi del suo percorso.

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Juve-Lazio, l’analisi di Siviglia

“A una squadra come la Juve non piace perdere. In campionato non ha nulla da chiedere, ma penso che vogliano chiudere il campionato nel miglior modo possibile. Se la Lazio vuole portarla a casa, dovrà fare una prova ad alto ritmo. Radu è arrivato ragazzino, aveva 19/20 anni, è cresciuto tantissimo, è diventato punti di riferimento di un grande club. Non si è mai scoraggiato nonostante avesse un giocatore di grande livello come Kolarov. È riuscito a mantenere in piedi quello che era il suo ruolo all’interno del gruppo. È diventato uno dei leader della Lazio, se lo stramberia. Ragazzo in gamba, è una bella faccia di questa Lazio”.

Il ricordo della finale di Coppa Italia con la Sampdoria

“Da lì a qualche secondo dopo, probabilmente sarebbe toccato anche a me. La storia vuole che ci siamo fermati un po’ prima. Nella mia testa c’era l’obiettivo di portare a casa la Coppa e la convinzione che, qualora fosse toccato a me, l’avrei calciato in un certo modo. Non era tanto l’idea della forza, ma di calciare al meglio per poter raggiungere l’obiettivo. La finale? Aspettavo mentalmente i cinque rigori. Si sa che si possono sbagliare, normale che arrivare così avanti non ha fatto altro che alimentare ulteriormente lo stress. Le finali sono sempre finali, bisogna prepararle come partite decisive, ma si arrivava con un carico importante. Avevamo fatto un campionato mediocre, era la partita della svolta per poter accedere alla zona Uefa e riqualificare la stagione. Per noi era una partita bella pesante, così come per la Sampdoria. Viaggiavamo sullo stesso livello in campionato. Non è stata semplice”.

Il percorso verso quella finale

“Abbiamo fatto un gran percorso. Quando certe squadre scendono in campo – Inter, Milan, Juventus – vogliono vincere e basta. Primo trofeo dell’era Lotito. Dai 30 mila fuori dall’Agenzia delle Entrate alla rinascita tecnica. Siamo passati tramite qualificazioni importanti. Quel doppio trofeo, perché poi s’aggiunse anche la Supercoppa, è stato realmente un percorso fatto di 5/6 anni importanti”.

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