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Lukaku: “Biglia? È troppo legato alla sua squadra. Non conto molto su Inzaghi”

LUKAKU LAZIO SERIE A – Il difensore belga analizza la…LUKAKU LAZIO SERIE A –

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LUKAKU LAZIO SERIE A – Si è conclusa la prima stagione in Italia di Jordan Lukaku. Arrivato in estate tra lo scetticismo dei tifosi, il 22enne belga ha fatto ricredere tutti, dimostrando un giocatore di grande qualità oltre che di prospettiva. Ai microfoni di Sport/Voetbalmagazine, ha analizzato questi 12 mesi a Formello:

FINALE COPPA ITALIA – “La finale di Coppa contro la Juventus era la partita dell’anno per me. Mi sentivo molto bene nelle ultime settimane e sentivo che i compagni di squadra, lo staff e la società avevano sempre più fiducia in me. Se sarei stato nella formazione titolare? Non ne ho idea, ma di sicuro ci sarei andato vicino. Se il 3-5-2 è il mio modulo preferito? Ho giocato bene anche contro il Torino nella difesa a quattro fisicamente è anche un po’ più facile perché devo attaccare di meno”.

DIFFERENZA CALCIO ITALIANO – “L’approccio alla partita, la preparazione che si fa. Durante i match devi essere sempre concentrato, all’Ostenda potevo rimediare ad eventuali errori grazie alla velocità e alla forza fisica. Qua mi sono reso conto che non è possibile giocare così, sono tutti più veloci e concentrati di me. Un errore è subito fatale. La mia stagione? Non ho iniziato male, ma fisicamente ho stentato parecchio. Faticavo a fare tutti e 90 i minuti, sia dal punto di vista fisico che tattico. In Italia non c’è spazio per l’imprevisto”.

L’IMPORTANZA DELLA TATTICA IN ITALIA – “La Serie A mi è sembrata essere la scelta migliore sul lungo periodo. Devo ancora crescere e non c’è un altro posto in cui potrei migliorare tanto tatticamente quanto in questo campionato. In Belgio si presta troppo poca attenzione alla tattica, qui invece analizzano il modo in cui gli attaccanti pressano la difesa avversaria e rientrano a difendere loro stessi. In allenamento a volte dividono i centrocampisti dai difensori per poi farli muovere tutti in linea retta, sono gli esercizi più noiosi ma anche i più importanti. Rispetto a sei mesi fa sono un giocatore diverso, qui ti insegnano dettagli che potrebbero fare la differenza. Se in Belgio insegnano queste cose? No, nelle giovanili dell’Anderlecht vincevamo sempre con il 75% di possesso palla, mentre all’Ostenda la mia velocità bastava sempre per recuperare in difesa. Non c’è paragone con quello che si insegna qui tatticamente, a volte vedi gli allenatori anticipare le mosse del coach avversario. In Italia il calcio è come gli scacchi. Questo fa sì che qui anche calciatori tecnicamente non eccelsi siano utili, diventando addirittura essenziali per il sistema di gioco. Qui il calcio lo comprendono”.

BIGLIA – “Sarebbe stato più difficile inserirmi nello spogliatoio l’anno scorso, quando ci fu un’incomprensione tra Biglia e Candreva per la fascia di capitano. Il mio rapporto con Lucas non è cambiato dai tempi dell’Anderlecht. Resta un grande leader, la sua sola presenza ti mette a tuo agio. Facilita il gioco degli altri. Intendo dire che ha sempre tutto sotto controllo in campo. Parla con tutti, anche con lo staff, per vedere come preparare una sfida. E’ diventato più forte di quando era all’Anderlecht, ma continuo a dirgli che non ha ancora tirato fuori il meglio di sé durante la sua carriera. Può giocare a livelli superiori, il problema è che è troppo fedele alla sua squadra. All’Anderlecht ci sarebbe rimasto per sempre, ancora non capisco perché. Questo ha ritardato la sua convocazione con l’Argentina”.

TIFOSI – “Quando sono arrivato venivo da un Europeo in cui non avevo giocato bene, dicevano di aver preso il Lukaku sbagliato. A me non ha mai fatto né caldo né freddo. A giudicare dalle ultime partite credo di averli fatti ricredere”.

INZAGHI – “Il mio rapporto con il mister è difficile da spiegare. Ovunque io vada non conto molto sull’allenatore, non voglio essere suo amico. Sto solo cercando di andare d’accordo con lui. Il calcio è lavoro, affari. Anche se ho iniziato a giocare per hobby, poi è diventata una passione, infine lavoro. Non sono venuto in Italia per divertirmi, ho dovuto lasciare il Belgio per migliorarmi”.

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