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Roma-Lazio 1-3, doppio Keita e Basta: il derby è biancoceleste

REPUBBLICA (M.Pinci) – La Lazio si prende il derby: lo fa di forza, con le proprie armi…

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RASSEGNA STAMPA LAZIO – La Lazio si prende il derby: lo fa di forza, con le proprie armi. Lo fa “distruggendo” la Roma arrogante e supponente che pare consegnarsi all’avversario, come se i due derby di coppa non le avessero insegnato nulla. E ora deve guardarsi le spalle perché nemmeno del secondo posto può essere sicura, anzi. La Lazio archivia pure il discorso scudetto, dominando una sfida che pareva maledetta per Inzaghi e invece si trasforma in una gioia senza freno: la prima in campionato dall’11 novembre 2012. Eppure i tifosi l’avevano annunciato: “Arrivederci al prossimo incubo”, recitava in curva nord una coreografia mai tanto profetica.

LAMPO DI KEITA, ROMA AL TAPPETO – E pensare che lo stop last minute di Immobile, fermato nella notte da un virus intestinale, poteva sconvolgere i piani di Inzaghi. Ma nonostante l’assenza del centravanti il gruppo applica alla lettera il dogma dell’allenatore: squadra corta dietro e pronta a ripartire con lanci verso l’unica punta Keita. E’ proprio lui a sorprendere dopo 12 minuti una Roma capace solo d’illudere con il solito gol mangiato da Dzeko dopo 3′: controllo del senegalese in area, movimento a rientrare sul sinistro per evitare la marcatura di Fazio e sinistro che passa tra le gambe di Emerson per spegnersi oltre un distratto Szczesny. E accendere la festa laziale. Il copione da quel momento diventa ancora più marcato: Roma rovesciata nella metà campo laziale ma statica e lenta. Al punto che potrebbe incassare il bis quando Lukaku s’infila in area da sinistra: Fazio lo stende, ma Orsato non se ne accorge. Pure Keita protesta con l’arbitro quando lo ferma dopo essersi liberato di El Shaarawy per una spintina veniale.

STROOTMAN SI TUFFA: RIGORE E POLEMICHE – Il derby inizia a accendersi. Dzeko litiga con Simone Inzaghi dopo che il bosniaco si fionda a intercettare un pallone che Emerson voleva restituire agli avversari: “Ci vediamo dopo”, dice il romanista al laziale che gli urla di tutto. ma che non sa quanto dovrà arrabbiarsi di lì a poco. Perché a un minuto dall’intervallo Wallace entra in area, manca il pallone e Strootman finisce a terra senza però essere nemmeno sfiorato dal brasiliano (ora rischia 2 giornate per simulazione). Orsato però abbocca e indica il dischetto, regalando alla Roma un rigore inesistente che De Rossi realizza imitando Perotti: rincorsa breve e palla calciata quasi da fermo che finisce lentamente nell’angolo. A infiammarsi, più che la Roma, è la protesta laziale, che esplode dopo l’intervallo, quando la Nord accoglie le squadre al grido “ladri ladri”.

BASTA ACCENDE LA FESTA – Ma la sorte per una volta decide di saldare il conto in 5 minuti della ripresa. Prima quando un destro a colpo sicuro di Dzeko finisce sulla testa di Strakosha e poi in angolo. Subito dopo telecomandando il pallone dal piede mancino di Basta all’angolo alla destra di Szczesny con un flipper incredibile: tiro forte che sbatte sulla schiena di Fazio, poi sul palo e s’infila nell’unico angolo irraggiungibile della porta romanista. Primo gol in campionato di Basta con la Lazio, che l’ultimo in A l’aveva fatto sempre alla Roma, con l’Udinese, nel 2014. Nainggolan prova a rispondere con un destraccio, Spalletti cambiando tutto. Esce un Fazio disastroso (dopo aver rischiato nuovamente un fallo da rigore, su Keita) per Perotti, poi pure De Rossi concedendo una ventina di minuti di derby a Totti. “Non sarà l’ultimo visto che ha 6 anni di contratto da dirigente”, dice Baldissoni annunciando di fatto il ritiro del capitano romanista. Ma l’ingresso del “10” è senza magia. Gli unici brividi sono i contropiede lampo della Lazio: fino a quello che al 40′ chiude il match. Lulic va via a sinistra da solo e serve in area a Keita che deve solo appoggiare per fare 13 in campionato, affondare la Roma (che chiude in 10 per il rosso a Rudiger nel finale). E restituire alla Lazio una vittoria che in campionato le mancava da 1631 giorni. La festa sotto la curva, invece, dopo le due gioie di coppa, è ormai un’abitudine: Roma, almeno per quest’anno, resterà biancoceleste.
Matteo Pinci / Repubblica
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