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Parolo: “Il compagno più forte alla Lazio? Parlo sempre di…”

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LAZIO INTERVISTA PAROLO – Le scarpette sono lì, appese al chiodo da quasi un anno. Il nuovo ruolo da commentatore gli si addice molto. E poi, quando è chiamato a rispondere di Lazio, non si tira mai indietro. Raggiunto infatti dai microfoni di Be.Pi TV, Marco Parolo ha tirato fuori dal cassetto i personali ricordi biancocelesti, soffermandosi poi a parlare di alcuni ex compagni.

Lazio, il ricordo di Parolo

“La prima Supercoppa fu una sorta di liberazione, l’abbiamo ribaltata all’ultimo. La Coppa Italia e la Supercoppa a Ryhad mi diedero una grande soddisfazioni. La Lazio ha vinto 15 o 16 trofei, io 3. Ho dato un bel contributo. A Roma ho trovato un ambiente che voleva crescere a livello di società. Con Pioli fu un grande anno, poi qualche piccolo errore nella seconda stagione. Ci fu un confronto diretto con la proprietà, volevo crescere come realtà e anche loro. L’hanno fatto, a piccoli passi ma alla fine la Lazio è diventata una squadra stabile. E poi ‘affetto della gente, nel primo derby che ho fatto mi è arrivata una scarica d’adrenalina dalla gente laziale, dall’ambiente romano in generale. Puoi vedere San Pietro e il Colosseo, ma il derby deve essere vissuto. Il tifoso sembra più tranquillo ma quando ti riempire lo stadio arrivi a 50 mila spettatori con un fortissimo senso di attaccamento alla maglia, con un’identità. Questo ti trascina. È stato molto bello far parte di quel mondo”.

L’attrazione per il gol

“I gol più belli li ho fatti col Milan. Quando diventi giocatore sei una sorta di a-tifoso. La doppietta che ho fatto col Parma contro il Milan, il gol che ho fatto col Cesena contro la Lazio. E anche la doppietta sempre contro il Milan ma con la Lazio. Lo stadio era pieno, il giorno prima del mio compleanno, indossavamo la maglia bandiera, la gente ci si trovava tanto. Fu veramente emozionante”.

Il compagno più forte alla Lazio

“Parlo sempre di Felipe Anderson nei primi tre mesi, gli ho visto fare delle cose che non avevo visto da nessun altro. È proprio un talento diverso. Immobile ha una sua caratteristiche, idem Klose o Milinkovic. Ma la completezza che ho visto in Anderson in quei tre mesi non l’ho vista da nessuno”.

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