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Inzaghi: “Lo scudetto? Non dico niente, come 20 anni fa. Nel 2000 emozioni infinite”

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LAZIO INZAGHI SCUDETTO – La Lazio festeggerà domani i 20 anni dal secondo scudetto. In quella squadra biancoceleste militava anche Simone Inzaghi, che adesso seduto sulla panchina laziale sta provando a riportare il tricolore a Roma. In una intervista al Corriere dello Sport, l’allenatore ha raccontato le emozioni di quel giorno di 20 anni fa e ha parlato della stagione “in corso”.

Lazio, Inzaghi e le emozioni dello scudetto del 2000

“Emozioni infinite, che emozione nell’attesa guardando il monitor dove veniva trasmessa la Juve. La sera chiamai Pippo, era molto deluso, ma così è il calcio. Il tempo non passava mai, ricordo la festa nello spogliatoio. Quella Lazio è stata una grande scuola, e infatti quasi tutti siamo diventati allenatori. Eriksson mi diede subito fiducia, faceva ruotare il gruppo e aveva una grande gestione dello spogliatoio. Le scelte venivano sempre accettate. Era una Lazio piena di grandi personalità, che amicizia con Simeone e Couto…”.

L’attesa nello spogliatoio

“Eravamo tutti nello spogliatoio. Mi spostai davanti a un monitor, accanto a me avevo Pancaro e Conceicao, volevamo vedere la Juve in diretta tv, il tempo non passava mai. Ricordo il tripudio nello spogliatoio al momento dello scudetto. Ho rivisto quelle immagini poco tempo fa mentre stavamo festeggiando all’interno dello spogliatoio e l’intervista fatta a caldo dagli operatori della Rai. Si riconosce Walter Pela, il nostro magazziniere. Era un tifoso della Curva, non lavorava ancora alla Lazio, ma si era infiltrato nello spogliatoio, non so come”.

La chiamata al fratello Pippo

“La sera lo chiamai, era deluso e pieno di sconforto; ma il calcio è così. Pippo lo aveva vinto due anni prima, aveva segnato una tripletta nella partita scudetto col Bologna. Lo chiamai quando avevamo appena lasciato lo stadio, eravamo in pullman tra l’Olimpico e il Circo Massimo. I miei genitori, invece, li avevo sentito quando ero ancora nello spogliatoio”.

L’attacco di quella Lazio

“Non mi considero l’attaccante di quella squadra. Tutti abbiamo contribuito, chi più chi meno. Io di più nel girone di ritorno. Mi ricordo le partite di Torino con la Juventus e il derby con la Roma in cui fui molto importante. Alla penultima giornata non ero a disposizione, giocò Salas e segnò il gol decisivo. Boksic risolse tante partite, Ravanelli ci diede una grande mano dopo essere arrivato al posto di Kenneth Anderson a gennaio. Eravamo assortiti bene”.

Sulla ripartenza della Serie A

“Quando si è fermato il campionato stavamo molto bene. Quando ripartirà, cercheremo di farci trovare pronti. Sarà difficile, è come fare un altro ritiro. Giocheremo una volta ogni tre giorni. Adesso ci stiamo allenando in gruppi ben distanti e definiti. Stiamo cercando di aumentare leggermente i carichi per farci trovare pronti. Con le partite ravvicinate dovremo cercare di evitare gli infortuni. Sarà dura, lo sappiamo. Un regalo ai tifosi laziali? Tutti lo sanno, ma non voglio dire niente, proprio come il 14 maggio 2000 prima di scendere in campo…”.

Un altro scudetto in biancoceleste

“Oggi lo vivrei in modo diverse, ma sempre con intensità. Avevo 22-23 anni, ora 44. Posso dire di aver provato grandissime emozioni a vincere le coppe, ma devo essere sincero, ricordo volentieri anche i trofei vinti con la Primavera. Sono state tutte giornate indimenticabili, compresa l’ultima a Marassi quando abbiamo battuto il Genoa. Non valeva una coppa, ma c’è stato un grandissimo trasporto nel vedere 4mila laziali festeggiare in trasferta. È stata una giornata fantastica e che mi rimarrà dentro”.

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