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Sprofondo Lazio, passa il Genoa: il mercato dovrà regalare temperamento
LAZIO GENOA RISULTATO – Basta la mimica a raccontare la serata della Lazio. Luis Alberto e Immobile, scuri in volto, chiamano a raccolta la squadra sotto la Curva Nord. Zaccagni è quasi incredulo, con lo sguardo fisso nel vuoto. Gli altri, interdetti e quasi storditi, non rispondono agli stimoli dello stadio Olimpico, che pure sono forti. Gli spalti si svuotano più velocemente del solito e un’onda di fischi si leva sui biancocelesti. La partita è finita da pochi istanti, ma il disappunto è già incontenibile. Il Genoa, grazie a un gol di Retegui, ha condannato i capitolini a un altro risultato negativo.
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Lazio – Genoa, il risultato finale è 0-1: il racconto della sfida
Primo tempo confusionario, il Genoa la fa da padrone
E pensare che tre mesi fa la banda di Sarri aveva salutato il suo pubblico in un tripudio di luci. La Champions League era in cassaforte e Milinkovic-Savic, con una doppietta, si prendeva l’ultima dose d’amore della sua gente. In poco tempo tutto è cambiato. Una cosa è certa: la Lazio non può continuare a vivere di ricordi. Ai biancocelesti sembra non riuscire più nulla. E che sia una nuova serata no, lo si capisce dopo appena due minuti. Retegui è libero di staccare in mezzo all’area di rigore ed è solo grazie all’ottimo posizionamento di Provedel che i padroni di casa rimandano lo svantaggio.
Il canovaccio della partita, però, è chiaro. Al 12′ Vasquez stampa sul palo un missile terra aria e il Genoa di Gilardino inizia a suonare il violino. Un assolo che va avanti per tutto il primo tempo, sugellato, al 16′, dal primo gol in Serie A proprio di Retegui. L’attaccante italo-argentino è puntuale all’appuntamento e lesto a ribadire in rete la respinta del numero uno laziale su una bella volée di Frendrup.
La risposta della Lazio è confusa. Situazioni vere e proprie, nonostante un possesso di palla che supera il 70%, non se ne vedono. A farla da padrone è il nervosismo, che esonda in due occasioni nelle quali prima Immobile e poi Zaccagni chiedono il calcio di rigore. Marinelli, giustamente, sorvola e al tramonto della prima frazione ad avere l’occasione per riportare la sfida in parità è Kamada, prontamente murato dalla difesa rossoblù.
Assedio biancoceleste nella ripresa, ma non basta
La fotografia del match, e dell’inizio di stagione della Lazio, è tutta nell’occasione più nitida del secondo tempo. Al 64′, Zaccagni sprinta com’era solito fare nell’annata passata e serve Immobile; il capitano si smarca e sceglie il fioretto al posto della sciabola, stampando sulla traversa un docile pallonetto. Di fatto, le velleità biancocelesti si spengono in quel preciso istante.
L’idea che fosse una di quelle partite stregate era già balenata minuti prima, dopo una doppia occasione targata Zaccagni e Luis Alberto. La conferma, che assume il suono di un pallone che bacia il montante, è chiara e, in fin dei conti, definitiva. Sarri cambia la Lazio, inserisce Isaksen e Castellanos, ma lo spartito continua a strimpellare. Tanto che l’occasione per aggiornare il risultato, a due minuti dal novantesimo, la ha il Genoa, con Ekuban.
I tre fischi dell’arbitro Marinelli non sono la fine, ma l’inizio di un brusio che cresce con il passare dei secondi e avvolge i calciatori della Lazio. Immobile e Luis Alberto guidano la truppa sotto la Curva Nord. Lì, il cuore pulsante del tifo biancoceleste lancia un messaggio inequivocabile alla squadra, una richiesta a tirar fuori gli attributi. Ce ne sarà bisogno, dando uno sguardo al calendario. Nella speranza, poi, che sul mercato arrivino segnali positivi dalle trattative per due profili che, in quanto a temperamento, non hanno da invidiare a nessuno: Matteo Guendouzi e Leonardo Bonucci.
Daniele Izzo
@danieleizzo94
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